Racconti di Maliimortacc
Dal Vangelo secondo Malii
In quel tempo nella valle di ny'alotha i validi condottieri dei LAW si preparavano per la battaglia finale contro N’zoth. Nel campo si percepiva la tensione, i Gildani si preparavano allo scontro. Il capo gilda Wildlord nella sua tenda studiava la strategia per sconfiggere N’zoth. Distogliendo lo sguardo dalla mappa, usci fuori per guardare i suoi gildani.
Vide che tutti erano assorti nei preparativi, Silente ripassava il percorso dei tentacoli continuando a camminare in circolo, tanto da scavare una fossa profonda , Serenellas il curatore camminava ripassando le formule di magia per curare al meglio, senza guardare dove andava, e cosi finì nella fossa, si senti un tonfo e un grido “SONO MORTO”.
Insanya, la fabia ,kytio e altri si allenavano sui manichini, i maghi Talatha, Yasminexx si allenavano a percorizzare la vittima designata Azran il paladino, una volta pecora un’ altra rana e via cosi.... Randals il mago si concentrava sulle sue magie e pensando fra se “ non devo agrare non devo agrare”,in quell'istante dalla sua bacchetta partì una fulmine che colpi alcuni animali che gironzolavano li intorno, e che rincorsero Randals per tutto il campo.
Wildlord era molto perplesso su chi scegliere.
N’zoth scontro finale
"Da troppo tempo non vedo l’azzurro del cielo e i colori che ogni alba ci dona, creando paesaggi fantastici dalle varie tonalità nei cieli di Azeroth.”
(Maliimortacc)
Nelle tende del campo dormivano ancora tutti. Wildlord no, lui era già in piedi, assorto nei suoi pensieri. Sapeva che quel giorno sarebbe stato quello dell’ultimo scontro con il Signore del Male, colui che aveva la capacità di prendere possesso anche della mente più stoica, annientandone ogni volontà e distruggendola. Sperava, però, che le protezioni donate dal Cuore di Azeroth e il mantello sarebbero serviti contro N’zoth, o che avrebbero quantomeno rallentato la corruzione della mente.
Un fruscio strappò Wildlord ai suoi pensieri, riportandolo alla realtà: era Silente. “Ho paura” disse quest’ultima, facendo apparire una rapida smorfia sul volto di Wildlord, che rispose con un laconico “Esiste qualcuno che non ne ha?” I due si misero intorno al fuoco per riscaldarsi corpo ed anima sorseggiando una tazza di caffè bollente. “Lungo la nostra strada abbiamo sconfitto molti mostri e perso molti compagni e amici. Oggi si compie il destino di Azeroth, Orda e alleanza sconfiggeranno il Male, insieme” commentò Wildlord, prima che il silenzio li avvolgesse nuovamente.
Anche quel giorno il campo si stava lentamente risvegliando, ma non era come le altre volte, non si sentivano né il brusio né le risate che accompagnava tutte le mattine il risveglio dei LAW. Quel giorno ognuno era rapito dai propri pensieri, dalla paura di non essere all’altezza.
Wild li radunò tutti, aveva il bisogno di parlare con i suoi gildani, di incoraggiarli e di far forza anche a se stesso: “Abbiamo combattuto e vinto guerre e battaglie. Abbiamo sconfitto la Legione, la Regina Azshara, i mostri di ny’alotha!” Tuonò, la voce sicura ed il tono deciso nascondevano alla perfezione le sue preoccupazioni: “Adesso siamo qui alle porte dell’antro di N’zoth e nessuno ci fermerà! Perché noi siamo i LAW! Marciamo insieme contro N’zoth!“ Alle parole del leader, tutti esultarono e, con rinnovata speranza, si prepararono per la battaglia.
Cavalcarono tutta la mattina per raggiungere l’antro dell’Antico. Davanti a loro si presentava un territorio oscuro. Ostacoli naturali di ogni genere, steli dotati di occhi, e a sbarrare l’entrata un enorme carapace, diverso da tutti quelli in cui si fossero mai imbattuti fino a quel momento: era enorme, le sue chele incutevano terrore, ma quello che preoccupava di più Wildlord erano i tentacoli che emergevano e scomparivano dal fondo paludoso. Erano alti, massicci e pieni di sacche pustolose dalle quali uscivano dei piccoli esseri indefiniti, ma pericolosi.
In aiuto di Wildlord e dei suoi uomini arrivò anche il Principe Nero, Irathion. Wild dispose gli uomini in modo da poter agire contemporaneamente su più fronti: alcuni si occupavano dei tentacoli, mentre i tank avevano il compito di tenere impegnato il carapace. La battaglia fu cruenta, ma alla fine i Law ebbero la meglio.
“Ora entrerete nella stanza dove risiede N’zoth. Lì io non potrò aiutarvi.” Disse Irathion, con voce affannata per la battaglia.
Wild radunò tutti per spiegare la tattica: “Ognuno di noi avrà un compito preciso, ma soprattutto dovrete fare attenzione alla Paranoia. Se abbassate la guardia, essa vi distruggerà la mente. Ne colpirà due alla volta, quindi chi verrà colpito dovrà avvicinarsi al centro insieme al proprio compagno. Gli altri stiano a dovuta distanza, o a destra o a sinistra, non incrociatevi mai.” Wildlord si guardò intorno “Dove diavolo è Azran?!” chiede, ma nessuno lo sapeva. “Maghi, contattatelo!”
“Azran ma dove sei?” disse Deaneris, chiamando Azran tramite il canale dei maghi. “Sono qui” rispose candidamente Azran. “Qui dove? non ti vediamo!” domandò nuovamente Deneris. Come risposta ottenne un quasi infastidito “Beh, nemmeno io vi vedo. È chiaro che non siete qui StormWind”. Deneris sbiancò. Nel gruppo calò il silenzio. Wildlord si mise le mani nei capelli, ringhiando: “summonatelo”. Quando un urlo ruppe il silenzio, tutti corsero verso Malefica, pronti a combattere, ma non videro alcun nemico. “Che succede?” chiese Wildlord, “Mi sono macchiata la tonaca nuova di Telaluna! Dannazione!” Dalle profondità della grotta si senti la voce di N’zoth: “ANNNAMO BENE”.
Wildlord pensò ad alta voce: “Non ce la possiamo fare”.
Davanti ai LAW si presentava una stanza circolare. Calpestandolo, il terreno sembrava molle e tutto il perimetro era ricoperto di aculei minacciosi, agli avventurieri avevano quasi l’impressione di essere finiti nelle fauci di un mostro colossale. Al centro della stanza c’erano una voragine: da lì sarebbe sicuramente uscito N’zoth, antico e oscuro dio, il cui unico scopo era distruggere Azeroth.
Il silenzio e la paura pervadeva tutti i membri della gilda. “Non temete...Oggi siamo qui per porre fine a questa storia ed uccidere quel maledetto mostro” tuonò Wildlord con voce sicura, “Schieratavi!”. Gli uomini e le donne presero posizione: i tank Silente e Morazan si disposero in prima fila, mentre i melè in seconda fila e i ranged in terza.
Un boato enorme fece tremare le pareti e le ossa degli avventurieri. Il momento era arrivato. Dalla voragine apparve N'zoth: un essere informe, enorme, con il corpo costellato di occhi e denti affilati, la testa e il corpo sembravano essere una cosa sola. I mille occhi dell’antico scrutarono i LAW, cercando di penetrare la loro mente,di corromperla di insidiare la paranoia, portarli alla pazzia e distruggerli. Loro, però, avevano il cuore e il mantello di Azeroth a proteggerli.
Wildlord comandò la carica, ma i Law non fecero in tempo a muoversi che vennero scagliati in un modo parallelo: davanti a loro si trovava ora una stanza uguale alla precedente, ma ricca di tentacoli ed occupata da un nemico che già avevano incontrato, il carapace. I membri della gilda si guardarono intorno e videro i loro corpi sospesi in aria: ben presto capirono che bisognava distruggere il carapace per poter ritornare nei propri corpi.
L'ultima battaglia era iniziata. lo scontro con il carapace non fu facile, ma la gilda ebbe la meglio. Dopo la vittoria si affrettarono a riprendersi i propri corpi e si ritrovarono nuovamente dinnanzi a N'zoth.
Intorno a loro la stanza si riempì nuovamente di tentacoli, ma l’aver vinto contro il carapace aveva rinfrancato gli spiriti dei nostri eroi, ed una nuova sicurezza si faceva largo in loro, o forse era per mandare via la paura che trovarono il coraggio di fare dell’ironia, infatti, Shadowbofy vedendo i tentacoli e N'zoth disse, con un sorriso beffardo: “stasera polpo con patate”, ma come accade spesso in questi casi, il sorriso si spende quando il combattente venne schiacciato da un enorme tentacolo. Ne uscì malconcio, ma fu curato immediatamente.
“Ricordate: state attenti alla paranoia, se vi prende correte vicino al vostro compagno e rimanete al centro, chi non è posseduto si metta a destra o a sinistra” si premurò di rammentare WildLord alla gilda.
La battaglia fu estenuante, il mostro tentava di entrare nella mente di ognuno di loro, e purtroppo in alcuni casi riuscì. Infatti, Malefica, Rosacroce e Morgana corsero verso Wildlord gridando “Insanya è controllato da N'zoth!” “Cosa ve lo fa pensare?” disse il capo, ma ben presto ebbe la risposta, per la precisione nel momento in cui gli passò Insanya cantando “TUTTI A DESTRA EEH EEH TUTTI A SINISTRA OOH OOH ALE' PICCHIAMO N'ZOTH”. “UCCIDETE INSANYA” gridò Wild, Insanya venne massacrato (tra l’altro con somma gioia) dalla gilda.
Anche Randals fu preso dalla paranoia, ma non ebbe il tempo di impazzire che La Fabia, con un colpo rapido e preciso delle sue lame lo trafisse. “Ma avrei potuto curarlo!” disse Arwen, che in cambio ottenne da LaFabia un sardonico “E quando mai mi ricapita una occasione del genere?”
Dopo un tempo che sembrò infinito, N'zoth cadde sotto i colpi de LAW. L’antico Dio oscuro era stato sconfitto ed Azeroth era salva. I superstiti tornarono all'accampamento, stanchi, ricoperti dal sangue e dai segni della battaglia, ma sollevati e felici per la vittoria. Era tempo di festeggiare.
In quel momento, però , un paladino avvicino al sommo, al grande, all'unico capo, il portentoso Wildlord (o almeno così gli piaceva descriversi) “Porto una missiva da Stormwind, è urgente”.
Wildlord radunò i suoi uomini: “Sylvanas ha rapito il principe Anduin Wrynn, dobbiamo partire subito!” “NO! Noi così non veniamo!” Esclamarono le ragazze dei Law “Prima andiamo dal parrucchiere e dal trasmo. Noi così in disordine non ci presentiamo, non se ne parla!”
Wildlord, dopo aver alzato gli occhi al cielo ed essersi concesso un bel sospiro, rientrò nella sua tenda borbottando fra sè e sè “Ma che gilda di Mer....”
Una Nuova Avventura
Per i Law, il ritorno dalla valle di Ny'alotha non era certo stato facile. La stanchezza e la perdita di alcuni compagni avevano reso la vittoria su N'zoth dolceamara.
Mentre tutti riposavano sulle amache sotto coperta, Wildlord era a prua della nave che guardava le onde del mare infrangersi contro la polena raffigurante una ninfa elfa della notte, la cui bellezza incantava chiunque la guardasse, come se fosse stata reale. La mente di Wildlord, però, era altrove, attanagliata in un pensiero ben preciso: il rapimento di Anduin Wrynn, erede salito al trono dopo la morte di Re Varian Wrynn, avvenuta per mano di Gul'dan nella guerra contro la Legione. Non sapeva chi l'avesse rapito, il messagio che gli era stato recapitato non diceva altro che “Per Ordine di Genn Mantogrigio, si ordina il rientro immediato a Stormwind. Il nostro amato Principe Anduin è stato rapito da forze oscure.” Si distolse da quel pensiero e lo sguardo spaziò sula nave: un galeone dedito al trasporto delle truppe portava, così come gli uomini e le donne a bordo, i segni della guerra, ma che, proprio come loro, con le sue imponenti vele sembrava veleggiare con orgoglio. Dopotutto, il nome della nave era ”Fiamma della Speranza”. Un accenno di sorriso, brevissimo, increspò le labbra di Wildlord. Al comando della nave, curiosamente, vi era uno nano di nome Throd, che proveniva dalle terre di Dun Morogh,ricche di foreste e di motagne innevate tutto l'anno. ”Non mi sono mai piaciute le montagne” borbottò Throd, porgendo un pinta a Wildlord “Preferisco il mare”. Mentre sorseggiava la sua pinta vide che lo sguardo di Wildlord si era posato nuovamente sulla polena: “bella vero? L’ho fatta scolpire dai migliori maestri d'ascia, era la mia amata.” Wildlord si girò a guardarlo, sul volto un’espressione tra lo scettico e il divertito ”un nano e un'elfa, amanti?” disse, più a se stesso che a Throd, che comunque si indisppettì “Beh, non è mica niente di cosi strano” fece un breve pausa, il tempo di un sospiro, e il suo sguardo si fece triste “Accadde durante la guerra alla legione. Una notte, nella foresta di Darkshore, mentre portava in salvo la sua gente cadde in un’imboscata, si salvarono in pochi, portati via non si sà dove...Me l'hanno portata via.“ lasciò cadere la frase, affrettandosi a voltarsi e tornarsene da dove era venuto per nascondere una lacrima solitaria che gli solcò la guancia e andò a perdersi nella folta barba. Wildlord tornò con la mente al nome della nave, adesso capiva il suo significato: la speranza di Throd di poter rivedere, un giorno, la sua amata.
Il mattino seguente il sole face capolino all'orizzonte. Il mare era calmo e liscio, il vento non troppo forte gonfiava le vele e sembrava che la nave non toccasse l'acqua, ma la sfiorasse appena, mentre il cielo cominciava a brillare di un azzurro capace di portare via i brutti ricordi. Si svegliarono tutti e salirono in coperta, a godere del sole che scaldava i loro corpi. Finalmente all'orizzonte si cominciavano a vedere le sagome delle montagne, ma più che altro si cominciava a intravedere una città: Stormwind. “Siamo a casa” urlo Stardel, con così tanta gioia e agitazione che per poco non rischiò di finire in mare, ma venne prontamente preso per il mantello da Ràdaghast. Stormwind e la capitale umana dell'alleanza più grande di Azeroth. Nessuna città era in grado di uguagliarla nel dimostrare la determinazione umana: dalla magnifica Cattedrale della luce che fungeva da importante centro spirituale, alla torre dei maghi, centro del Kirin Tor, al possente castello, dimora del Principe Anduin, alla maestosa Valle degli eroi che commemorava i sacrifici dei fedeli campioni di Stormwind, la città rappresentava davvero il cuore coraggioso dell'umanità. Finalmente attraccarono al porto, e anche se alcuni degli avventurieri speravano in un’accoglienza trionfale, nell'aria era palpabile una grande tensione, lo spiegamento di forze era notevole, confermando che qualcosa di grave era davvero successo.
Ad attenderli al porto c’era un alto funzonario del castello, che si diresse subito da Wildlord. Quando ebbero finito di parlare, Wildlord si rivolse alla gilda “Gli ufficiali mi seguano al castello, gli altri hanno la giornata libera, ci ritroveremo alla Locanda dei Soldati”. Malefica, Yasminexx, Rosacroce, LaFabia gridarono subito ”Shopping!” e sparirono nelle vie che portavano alla piazza centrale Una volta arrivate, davanti a loro si presentò un vasto mercato, ricco di ogni ben di dio: dalle stoffe pregiate e colorate provenienti da ogni parte di Azeroth, alle pietre piu preziose, armi di ogni genere, armature di ogni tipo, ai lati della piazza negozi di cappelli, parucchieri, acessori, insomma, dopo il lungo periodo alle prese con combattimenti e navi, sembrava un sogno ad occhi aperti, per cui le avventuriere si persero di buon grado nella folla. Altre, così come molti degli uomini, preferirono dirigersi subito alla locanda per fare un bagno caldo, ripulirsi dai segni della guerra e della navigazione, farsi una bevuta e togliersi quel sapore di salsedine dalla bocca. I maghi Randals e Talatha, invece, decisero di fare visita alla torre dei maghi, per apprendere nuove magie. “Vediamo di migliorare la mira magari, che ne dici?“ disse Talatha guardando Randals, che abbassò lo sguardo, imbarazzato, e bofonchiò ”Uff! Che sarà mai un aggro…”, cosa che fece apparire sul volto del mago un sorriso sarcastico “Vorrei ricordarti, Randals, che l'ultima volta che hai aggrato, ti sei portato dietro un esercito di mostri.” Puntualizzò. “Ma erano piccoli” rispose Randals “e devi ammettere che, tutto sommato, erano anche carini “. Camminarono fino al momento in cui, davanti a loro, apparve la gigantesca torre dei maghi: un cilindro alto più di tre querce di Tetrasil, altissimi alberi che superano i 20 mt di altezza e hanno una circonferenza di almeno 80 mt. “Beh, Mi ero sempre chiesto come fosse possibile che la torre ospitasse centinaia di stanze, e tutte grandi. Ora direi che ho la risposta.” Talatha, che non aveva sentito l’ultima parte della frase, appena sussurrata, stupito guardò Randals: “Forse perchè e una torre magica?”, lo canzono bonariamente, provocando un altro sorriso beffardo del mago “Ah Davvero? Non ci avevo mai pensato”. Talatha alzò gli occhi al cielo sospirando, poi insieme varcarono il portone che portava a una lunga scalinata verso l'entrata della torre e sparirono alla vista.
Silénte, un Elfo della notte druido dal corpo possente, con il volto segnato dalle numerose battaglie, era uno degli anziani ufficiali della gilda, e da ormai tempo immemore portava con sè il fratello Ràdaghast, anche lui Druido, ma più esile, piccolo e dai movimenti impacciati. “Sardanap, potresti accompagnare mio fratello alla locanda? Io devo andare al castello” chiese Silénte. “Chi?” rispose Sardanap. Da dietro Silénte spuntò Ràdaghast: ”Salve!”esclamò ”Mi chiamo Ràdaghast” disse sorridente, mentre allungava la mano per salutare. “ok.. Rad.agrat....Radafast.....Raaa......ok,Siléntino, si ti chiamerò cosi.” disse Sardanap. “Il mio nome è RA'DAGHAST” rispose indispettito il druido. “Sì, certo, certo, Tieni il passo....Siléntino”, e si avviarono verso il centro della città.
Sul porto rimasero alcuni Cavalieri della Morte. Ammiravano lo splendore delle navi da guerra dell'Alleanza e di alcune navi diverse provenienti da altre terre di Azeroth, tra di loro c'era un cavaliere che conosceva già la città, il suo nome era Malii. Malii, cavalliere della Morte sotto il dominio di Artas Re dei Linch. Un Re spietato, il cui unico scopo era non solo dominare Azeroth, ma avere il dominio sui morti. I ricordi lo riportarono indietro nel tempo, a quando, dopo la confitta di Artas per mano dell'Alleanza e dell'Orda insieme ai cavalieri della morte ribelli, il re lo volle a Stormwind per sancire un’alleanza con loro. Malii si distaccò dal gruppo e si incamminò verso il mausoleo di Re Varian Wrynn, per porgergli un saluto. Il mausoleo, situato nei giardini della città, era stato edificato in ricordo della Guerra di Legion. Malii percorse il lungo viale che portava alla tomba di ReVarian, dietro cui tre grosse lapidi con i nomi di tutti i caduti erano sorvegliate dalla guardia reale. Ai lati del viale c’erano del numerose panchine; il cavaliere si sedette su una di esse, rimase lì per parecchio tempo, fino al tramonto, ma prima del calar del buio si avviò alla locanda dove i suoi compagni si erano già radunati.
Un Giorno Gioioso
Ci fu un tempo in cui Genn Mantogrigio, l’uomo lupo, dovette combattere contro l’esercito di reietti comandati da Sylvanas per salvare la propria terra, Gilneas. Fu una guerra sanguinosa, gli abitanti di Gilneas dovettero abbandonare le proprie case e trovare rifugio a Teldrassir, presso gli elfi. Per permettere ai sopravvissuti di scappare, fu versato molto sangue. Genn era quasi caduto sotto i colpi di Sylvanas, quando suo figlio sacrificò la propria vita per lui. I padri non dovrebbero mai piangere i figli, è una condanna, e quella di Genn fu ancora più dura: divorato dal rimorso e dal senso di colpa, cominciò a nutrirsi di pensieri di vendetta, facendo dell’eliminazione di Sylvanas il suo unico scopo. Ma quel tempo è ormai passato. Scortati dalle guardie reali e dall'alto funzionario, Wildlord, Lablù, Azran e altri ufficiali varcarono il portone del castello e percorsero il lungo corridoio che li avrebbe portati proprio d'innanzi a Genn, uomo fedele a Re Varian Wrynn e ora ministro sotto il Principe Anduin, che li avrebbe incontrati nel salone della guerra, dove si fermarono. La stanza era ricca di quadri dei Re di Stormwind, di armature e arazzi, al centro ospitava un grande tavolo con sopra dipinto il mondo di Azeroth e delle terre che lo compongono. Gli ospiti furono invitati a sedersi, cosa che fecero volentieri dato che il viaggio li aveva stancati, e furono portati loro vino fresco e frutta. In attesa dell'arrivo di Genn si guardarono intorno: il castello era in fermento, guardie a tutte le porte, viavai di commensali e addetti al castello, un continuo arrivare dei messaggeri da ogni parte di Azeroth… tutto questo contribuiva a creare una gran confusione. Finalmente nella stanza entrò Genn, accompagnato da un Cavaliere d'Argento. “Cosa ci fa un Cavaliere d'Argento insieme a Genn?” chiese in sussurro Azran a Wildlord, che rispose, con fare sospettoso, che non ne aveva idea. “Salve a tutti voi” disse Genn “Vi ho convocati qui perché stanno succedendo eventi estremamente gravi. Come avete potuto apprendere dal mio comunicato, il principe Anduin è stato rapito” si concesse una brevissima pausa “E non è l’unico”. Un silenzio carico di tensione calò nella stanza, “Chi altro è stato rapito?” chiese Silente, che ottenne risposta dal Cavaliere d’Argento: “Jaina Marefiero, Thrall, Baine Zoccolo Sanguinario sono quelli di cui abbiamo certezza, ma sospettiamo ve ne siano altri.” “QUELLA MALEDETTA DI SYLVANAS! Lei li ha rapiti!” urlo Genn furente, picchiando i pugni sul tavolo e facendo un grosso respiro per calmarsi, prima di continuare: “Era una giornata di sole. Io e Anduin eravamo alla tomba del Re, quando all’improvviso il cielo si è oscurato, dalle nuvole sono apparsi degli esseri alati dalle sembianze umane che hanno usato la stessa magia che usò Sylvanas alle porte di Orgrimar. Lo hanno incatenato, il Principe ha cercato di reagire, ma è stato inutile, sono spariti fra le nuvole portandoselo via.” In sala la tensione era palpabile. Prese la parola il Cavaliere d'Argento: “Il nostro ordine sorveglia da anni la cittadella del Re dei Linch. Dopo la caduta di Arthas, il dominio dei non morti rischiava di essere fuori controllo, ma Bolvar si è sacrificato prendendo il posto di Arthas sul trono per controllare i non morti. Una mattina all'alba, mentre il sole sorgeva e il cielo era di un azzurro mai visto prima, all'improvviso apparvero nubi scure foriere di nefasti presagi, avvolsero l'intera cittadella di ghiaccio, qualcosa di grave stava accadendo nella torre più alta. A un tratto i non morti ci hanno attaccato, la battaglia fu breve e per fortuna volse a nostro favore. Organizzammo subito una spedizione verso la torre per vedere cosa fosse successo...” lasciò cadere la frase, il viso si fece tirato mentre la paura traspariva dai suoi occhi, ma deglutì e continuò “Di colpo il cielo si spaccò in mille frammenti e apparve un altro castello con le guglie rivolte verso quelle della cittadella, sottosopra. Cavalcammo verso la torre e salimmo in cima, trovammo Bovar ferito… e l'elmo che dominava i non morti spaccato in due.” Nella stanza non si udiva più nemmeno un respiro. “Bolvar ora è nell'accampamento dei Cavalieri D'argento” disse Genn “ ho predisposto che la quarta e la quinta armata di Stormwind partano immediatamente per la Cittadella di Ghiaccio, in supporto ai Cavalieri d'Argento.” Fece una pausa in cui consegnò all'attendente l'ordine di viaggio “Che partano subito”. Wildlord, alzandosi, prese parola e chiese “Quale sarà il nostro compito?” Genn rispose “Il vostro compito sarà quello di proteggere Bolvar e cercare indizi per ritrovare il nostro Principe e gli altri scomparsi. Avete quattro giorni per prepararvi. So che nelle vostre fila vi sono dei Cavallieri della morte, sono convinto che saranno indicati per questa missione. Ora andate.”
Wildlord e i suoi consiglieri lasciarono il castello e si incamminarono verso la locanda. Lungo il tragitto il comandante dei LAW rimase silenzioso. Il sole stava tramontando e la città cominciava a svuotarsi, i cittadini si chiudevano nelle loro case per paura, ronde di guardie vigilavano tra le vie, un brusio arrivava dal porto: erano le navi che salpavano, con la quarta e la quinta armata, verso Nordania. All'interno della locanda, però, l'aria era diversa, allegra e festosa. Sonyca, con un gran sorriso a cui aveva contribuito una certa dose di vino, corse incontro a Wildlord “Capo, ti do una bella notizia” sorniona, si concesse una pausa ad effetto “Malefica e Bovus… beh, SI SPOSANO!” urlò, alzando il calice che rischiò di rovesciarsi sull'armatura del capo gilda. Wildlord si avvicinò a Bovus e a Malefica, li guardò come un padre guarda i propri figli e disse “Sono felice per voi. Ma avete solo quattro giorni, perché poi dobbiamo partire per Nordania” quindi si voltò verso la grande sala e gridò a gran voce “CHE SI PREPARINO I FESTAGGIAMENTI!” poi tornò a guardare i futuri sposi, levò il calice che Bovus gli aveva dato e aggiunse “Festeggiate adesso e godetevi questa felicità, perché purtroppo giorni oscuri ci attendono” Nella sala esplose la festa e musica, danze e brindisi si protrassero per quasi tutta la notte. Ma in quel turbine di gioia, c’era qualcuno che non riusciva a condividere la felicità: Malii, che se ne stava in disparte in un angolo, guardava i suoi compagni divertirsi. Wildlord gli si avvicinò “Malii, lo so che Nordania ti evoca brutti ricordi, ma la presenza dei Cavallieri della morte è fondamentale alla Cittadella di Ghiaccio. Vorrei poter contare su di te. Sarai dei nostri?” gli chiese. Malii alzò lo sguardo, nella sua mente affioravano i ricordi di quando era stato rapito e addestrato come cavaliere. Ma nonostante questo, annuì con un cenno del capo. Wildlord non aggiunse altro, sapeva che Malii non l'avrebbe abbandonato. Il cavaliere della morte bevve l'ultimo sorso di birra e si ritirò nella sua stanza.
Non ci volle molto tempo a preparare le nozze. I maghi pensarono alla cattedrale, la allestirono con diverse varietà di fiori, gli enormi lampadari che pendevano dal soffitto illuminavano la navata di ogni colore, a terra c’erano petali sparsi ovunque e un tappeto rosso partiva dall'entrata fino all'altare cerimoniale, le colonne erano adornate con gli stendardi della Gilda. La cattedrale si riempì dei componenti della Gilda. Tutti facevano a gara per sfoggiare il vestito più bello o l'armatura più sgargiante. Azran arrivò per primo, per accaparrassi il posto migliore, facendo bella mostra della sua armatura, che era talmente lucida che chiunque passasse di lì ne approfittava per specchiarsi. Randal e Talatha battibeccavano su chi tra loro indossasse l'abito più bello, dalle loro Bacchette sprizzavano scintille e ad ogni scintilla corrispondeva un cambio d'abito. Un colpo di bacchetta colpì, forse per sbaglio, o forse no, Azran, che si ritrovò spogliato della sua lucente armatura e vestito, invece, di una sorta di costume che riproduceva un draghetto con piccole ali da fata variopinte. “Ma porca Mucca!” grido inferocito Azran. Randals nel tentativo di rimediare in fretta al danno, lo colpì con la bacchetta “Hey, ma che cav.....” Azran non fece in tempo a finire la frase che venne trasformato in una pecora. Fortunatamente, Talatha sistemò celermente la situazione riportando tutto alla normalità. Il vociare degli invitati rimbombava tra le mura della cattedrale. Lo sposo non si fece attendere troppo. Infatti, Bovus arrivò di lì a poco in groppa a un grifone Bianco: indossava una splendente armatura da Paladino ed era scortato dai suoi due compari Dahall e Stardel. Bovus si diresse verso l'altare, sembrava essere talmente emozionato da essere in imbarazzo e un po’ impacciato, tanto che rischiò di inciampare nel suo stesso spadone.
Ad un tratto calò il silenzio. All'entrata apparve uno stupendo drago bianco. In groppa aveva Malefica, elfa del vuoto. Il drago si abbassò affinché la sposa potesse scendere agevolmente. Malefica si fermò davanti all'entrata, il sole la avvolse facendo risplendere i suoi capelli viola ed esaltando il colore dei suoi occhi, di un azzurro intenso. Indossava un abito bianco con rifiniture in oro, una fascia avvolgeva i suoi fianchi rendendo il suo corpo esile e perfetto, in testa portava una corona sottile ma ricca di pietre preziose, i capelli erano raccolti e al collo brillava una collana con una pietra del colore dei suoi occhi. Due damigelle, anch’esse elfe del vuoto, reggevano il lungo velo che dalle spalle scendeva fino a terra. La sposa si avviò, tra gli sguardi sbalorditi e commossi dei presenti, verso l'altare per raggiungere il suo amato Bovus, che rimase a bocca aperta al punto che Wildlord dovette chiudergliela. Dietro l'altare si aprì una porta e apparve Serenellas, che aveva deciso di officiare personalmente la cerimonia, che durò più di un ora.
All'uscita, gli sposi furono accolti da una miriade di coriandoli e festeggiamenti, le pacche sulle spalle a Bovus non mancavano, Malefica era circondata dalle dame di Gilda che si complimentavano, alcune addirittura piangevano di gioia. Wildlord si avvicino agli sposi novelli “Oggi per voi è un giorno fantastico che non dimenticherete. E’ giusto che siate felici.” rimase per qualche secondo in silenzio e poi aggiunse “Vi esonero da questo viaggio in Nordania, andate e godetevi il vostro viaggio di nozze”. Il regalo fu decisamente gradito.
La locanda era stata preparata per il pranzo nuziale: sulla lunga tavolata ogni sorta di cibo e bevanda riempiva ogni spazio. La Gilda si riunì e cosi si diede il via ai festeggiamenti, mentre gli sposi erano già saliti in sella al drago e volavano verso le isole di Pandaria. Canti, balli, vino e birra scorsero a fiumi per tutto il giorno e parte della notte.
Il mattino seguente Wildlord si recò al castello per avere disposizioni. A riceverlo non c'era Genn Mantogrigio, ma Turalyon il gran Esarca: “Genn è già partito per Nordania. Gli ordini prevedono che la tua Gilda attraversi il portale per l'accampamento dei Cavalieri d'Argento oggi pomeriggio prima del calar del sole”. Wildlord rimase un po’ interdetto: “Un portale?” chiese. “Sì, un portale evocato dai cavalieri della morte, non dai maghi” rispose impassibile Turalyon, poi aggiunse “Il portale dei maghi può essere intercettato, quello dei cavalieri è più sicuro”. Wildlord prese la borsa con le disposizioni degli ordini e tornò alla locanda.
Malii fece visita al mausoleo del Re per un ultimo saluto prima del viaggio verso Nordania. Kafziel, anche lui un cavaliere della morte, gli si avvicinò “E' ora di andare, gli uomini ti aspettano.” Malii lo guardò, si alzò e gli pose la mano sulla spalla “Torniamo nel luogo dove abbiamo sconfitto il tiranno Arthas. Mi ero ripromesso di non rimetterci piede mai più, ma devo trovare Anduin.” I due si avviarono al castello, davanti a cui si era radunata tutta la Gilda. Wildlord parlava con Lablù, Azran e altri ufficiali. Davanti alla statua di Re Varian si apriva un portale oscuro che li avrebbe portati direttamente all'accampamento dei Cavalieri d'argento. Il capo dei LAW lo attraversò per primo, seguito dagli ufficiali e dal resto della Gilda. L’ultimo ad attraversare il portale fu Malii con i suoi uomini.
Il Cielo in frantumi
Il campo dei Cavalieri D'argento si estendeva a perdita d’occhio. Usciti dal portale oscuro si veniva immediatamente investiti dal frastuono provocato da migliaia di soldati impegnati nei preparativi e pronti a marciare. Centinaia di tende riempivano la valle della Corona di Ghiaccio, in cui Alleanza e Orda si erano riunite. Sulla destra si trovavano le tende dell'Orda, al cui centro ve ne era una enorme che ospitava il capo guerra. Sulla sinistra, invece, erano disposte ordinatamente quelle dell'Alleanza, con al centro la grande tenda di Genn Mantogrigio. Nel mezzo, a dividere le due fazioni, si ergeva maestosa la fortezza dei Cavalieri d'Argento.
Malii si guardò intorno. Tutto gli ricordava i giorni della guerra contro Artas. Guardò alle sue spalle la Cittadella di Ghiaccio, con le guglie rivolte verso il cielo, quel cielo che non esisteva più, frantumato in mille pezzi come un cristallo, oltre cui si intravedevano le guglie di un’altra fortezza. Malii si chiese cosa fosse successo e quale forza oscura sarebbe uscita da quel castello che sembrava provenire da una dimensione parallela. Il cavaliere della morte richiamò i suoi compagni e si diresse verso le tende dei LAW.
Wildlord, Silente, Azran e altri ufficiali si recarono alla tenda centrale per incontrare Genn Mantogrigio. All'entrata non vi erano guardie dell'Alleanza nè Cavalieri d'Argento, bensì alcuni cavalieri della morte, questo significava che Bolvar era nella tenda. Una volta dentro, trovarono Genn intento a studiare insieme a Bolvar la pianta della valle di ghiaccio: “Siete arrivati, finalmente.” disse Genn con aria soddisfatta “Il vostro aiuto è fondamentale, sarete voi a scortare Bolvar alla Cittadella. Avvicinatevi e aiutateci a studiare un percorso sicuro.”Wildlord si avvicinò al tavolo: “l'unica persona che può studiare un percorso sicuro in questa valle è Malii, un cavaliere della morte che la conosce molto bene.” Disse, esaminando attentamente la geografia della valle disegnata sulla mappa prima di aggiungere “troppe insidie. Non-morti, draghi scheletrici e giganti putrescenti…” lasciò cadere la frase e Genn gli rispose: “Bene, studiate un percorso con il vostro cavaliere, ma fate in fretta. Purtroppo non possiamo permetterci perdite di tempo. Ora andate.” Wildlord si congedò con un saluto militare. Arrivato alla sua tenda, mandò a chiamare Malii, che si stava dirigendo proprio da lui, e alcuni cavalieri della morte.
All'interno della tenda del capo dei Law un fuoco riscaldava l'ambiente e una pentola emanava un ottimo profumo di caffè. Malii e Kafziel entrarono, mentre Wildlord stava cercando di studiare un percorso. “Eccovi” Disse. “Il vostro compito sarà quello di scortare Bolvar all'interno della Cittadella senza essere visti. Stavo studiando un percorso”. Malii diede un rapito sguardo al percorso segnato dal capo dei Law e fece schioccare la lingua contro il palato “Se è questo il percorso che avete intenzione di fare, non arriveremo sani alla cittadella” disse in tono asciutto, facendo risentire Wildlord “Bene. Allora dimmi tu da dove passare. Non vedo altre strade sulla mappa.” Gli rispose alterandosi e facendo quasi cadere la mappa dal tavolo. Malii riprese a parlare “Durante la grande guerra contro la cittadella, trovammo un sentiero che passava sotto le arcate delle mura della fortezza... rasentavano le mura e conducevano a un imbocco che era servito durante la costruzione per portare materiali, da lì riuscimmo a entrare senza essere visti” spiegò, segnando sulla mappa un percorso. “Non sarà facile, è un percorso tortuoso, ma sicuro” aggiunse. Un lato della tenda si mosse lievemente e attirò l'attenzione di Kafziel, che andò subito a controllare. “Qualcosa non va?” gli chiese Wildlord. “Uhm, pare di no. Mi sembrava si fosse mossa la tenda, come se qualcuno ci spiasse” Rispose Kafziel “Sarà stata solo un’impressione, forse è solo il vento” aggiunse e ritornò al tavolo.La messa a punto del piano richiese alcune ore. “Porterete con voi Silente, Azaran, Serenellas e uno dei maghi. Ora andate a riposarvi, partirete alle prime ore dell'alba” disse Wildlord ai due uomini che salutarono e si avviarono. Prima di raggiungere le loro tende Kafziel disse a Malii “Sono sicuro che qualcuno ci stesse spiando” Malii annuì lievemente e rispose “Faremo attenzione durante il viaggio. Avvisa gli altri cavalieri di prepararsi, seleziona i migliori.” I due si congedarono. Il pallido sole dell’alba si affacciò sulla valle, accompagnato da un vento gelido che attraversò le tende.
I soldati di guardia stavano stretti intorno ai fuochi per riscaldarsi, mentre nelle tende il resto dell'Alleanza dormiva. Malii, Kafziell e alcuni cavalieri della morte si avvicinarono alla tenda di Genn, ad attenderli vi erano Silente, Azran, Talatha, Serenellas e Bolvar. “Siamo pronti? Bene, è ora di muoverci” disse Malii, pronto a partire, quando un urlo squarciò il silenzio: “ASPETTATEMI!” Gridò Ràdaghast, rischiando di svegliare l'intero campo, “Ma sei impazzito?! Vuoi svegliare tutti?! Non puoi venire con noi, è pericoloso!” Lo rimproverò Silente con un sibilo furioso, prima di scusarsi con il resto del gruppo “Torna nella tenda a dormire, non farmi arrabbiare” aggiunse spingendo indietro Ràdaghast, ma quello imperterrito rispose: “Ma un curatore in più può servire! Metti che una valanga vi cada addosso, o un serpente delle nevi morda Serenellas… o metti che mangiate dei funghi avvelenati e che finite sull'edera velenose… metti che e un ghepardo della savana vi aggredisse...” disse quasi trionfante, convinto della sua posizione. I componenti del gruppo, e anche qualche soldato di guardia che aveva udito tutta quella positività, diede dimostrazione dei più coloriti gesti scaramantici. Ràdaghast, dal canto suo, non aveva ancora finito: “Oh, io ho studiato!” concluse con fierezza. Malii, gli occhi spalancati e le sopracciglia inarcate per lo stupore, sospirò con rassegnazione “Ok, basta che stai zitto” gli disse “Stai al passo Radgrat... Rafstrg... Insomma, Silentino...” e poi, scuotendo la testa allibito “Un ghepardo della savana qui, assurdo.” Il gruppo si mosse verso la Cittadella.
Il vento soffiava e alzava la neve che colpiva i viaggiatori, il freddo era pungente, tutti si stringevano tremanti nei propri mantelli, ma i cavalieri della morte sembravano completamente indifferenti a quel gelo. Il percorso era insidioso, la strada costellata di stretti passaggi e strapiombi. Kafziel era troppo silenzioso, cosa che rendeva chiaro che qualcosa lo turbasse. “Che hai?” Gli chiese Malii. “Sono sicuro che ieri qualcuno ci stesse spiando, non riesco a smettere si pensarci... ho un brutto presentimento” rispose Kafziel.
Ci volle tutta la mattina, ma finalmente le mura della cittadella apparvero dinnanzi a loro. Le mura, scure e spaventose, si stagliavano alte verso il cielo in frantumi. I cavalieri della morte si fermarono, i ricordi della guerra riaffioravano in loro, insieme alla memoria dei numerosi compagni caduti per porre fine alla tirannia di Artas. L’attimo di lugubre silenzio fu interrotto da uno strano brontolio proveniente dalla pancia di Ràdaghast: “Io ho fame” disse in tono lamentoso. “Più avanti c’è una grotta che ci permetterà di riposare e mangiare” gli rispose Malii, asciutto, indicando un punto non molto distante da loro. Raggiunta la grotta Ràdaghast chiese a Talatha di accendere un fuoco magico, ma gli fu risposto che non sarebbe stato possibile, perchè avrebbe certamente attirato l'attenzione. Trascorsero un paio d’ore in cui il gruppo si rifocillò e si riposò. Approfittando della pausa, Bolvar si avvicinò a Malii che era di guardia all'entrata della grotta. “Il dolore che provi lo sento anch’io, riesco a vedere migliaia di anime perdersi e cadere in quel posto chiamato La Fauce” Malii si voltò e fisso stupito Bolvar, che continuò “Quando Sylvanas mi strappò la maschera di Artas pensai che volesse indossarla per avere il dominio sui morti... mai mi sarei aspettato che riuscisse a spezzare in due la maschera mandando in frantumi la volta celeste e aprendo un passaggio tra questo mondo e le Terre Tetre”. “Le Terre Tetre? Pensavo fossero una leggenda, una storiella per spaventare i bambini…” disse Ràdaghast, avvicinandosi ai due mentre stava mangiando un pezzo di pane accompagnato da formaggio puzzolente. “Non è così. Le Terre Tetre esistono. Sono il luogo dove le anime di morti risiedono...” improvvisamente un sibilo interruppe le parole di Bolvar e Ràdaghast cadde a terra, ferito da una freccia oscura che gli aveva trafitto un fianco. “Un’imboscata!” gridò Malii, i cavalieri corsero fuori dalla grotta mentre Serenellas si affrettò ad assistere Ràdaghast. Cercò di estrarre la freccia, ma questa si dissolse nelle sue mani, facendo impallidire l'uomo “Una freccia oscura. E’ da tempo che non ne vedevo una.” Sibilò, cercando nel frattempo di curare la ferita “Fai qualcosa! Guariscilo!” Gridò Silente preoccupato, prima di trasformarsi in orso e mettersi a protezione di Ràdaghast. “Non posso. E’ una freccia che non lascia scampo, il suo veleno è una maledizione.” Rispose il curatore. Infatti, ogni tentativo di cura non sortiva alcun effetto e Ràdaghast stava diventando sempre più pallido. Silente si ritrasformò in curatore, provando in tutti i modi ad aiutare Serenellas e salvare il fratello.
Fuori dalla grotta infuriava la battaglia. Dei banditi vestiti di scuto erano apparsi apparentemente dal nulla: erano pochi, ma ben addestrati e sembravano essere dotati di armi non di questo mondo. “Silente! Ci servi qui!” gridò Malii, ma non ottenne risposta. Lo scontro sembrava volgere a favore dei banditi, alcuni cavalieri della morte erano caduti. Bolvar, Azran, Kafziel, Malii e i cavalieri rimanenti stavano indietreggiando verso la grotta. Tutto sembrava perduto, quando un ruggito si sovrappose al frastuono della battaglia. Un enorme Felino apparve sullo spuntone che sovrastava la grotta, con lui c’erano anche altri felini, insieme balzarono giù e in breve circondarono i banditi che, ormai in netta minoranza, tentarono la fuga ma non vi riuscirono, alcuni furono uccisi, altri catturati.
Malii corse all'interno della grotta dove Ràdaghast giaceva in gravissime condizioni. La ferita procurata dalla freccia si allargava sempre di più, Silente continuava a recitare incantesimi di cura, ma nulla sembrava avere effetto. “E' una piaga della maledizione delle Terre del Terrore di Pandaria, solo i monaci dell'Isola senza Tempo possono curarlo, i vostri tentativi non serviranno a nulla. Se con voi c'è un mago che può creare un portale per l'isola, gli conviene crearlo e gli conviene farlo in fretta.” disse la felina, che abbandonò la forma animale rivelando di essere un’elfa della notte. “Il mio nome è Lablù, sono l’elfa druida a guardia della cittadella.” Malii diede ordine a Talatha di creare un portale. “Ma cosi verremmo scoperti…” provò a protestare la maga, che in cambio ottenne solo un perentorio “Fallo e basta.” Da parte di Malii. Talatha aprì il portale. “Non posso tenerlo per molto. Serenellas, Silente, attraversate il portale… salvate Ràdaghast.” Silente prese fra le sue braccia Ràdaghast e, insieme a Serenellas, attraversarono il portale che si richiuse subito dietro di loro.
Kafziel si avvicinò a un bandito che sembrava essere il capo. “Alzati maledetto! Dicci chi sei e chi ti ha mandato!” Ringhiò, sguainando una delle due spade pronto a trafiggere il bandito, ma Bolvar lo fermò. “Vediamo chi si cela dietro questa maschera” disse Bolvar strappandola via. Azran sgranò gli occhi, stupefatto nel riconoscere quel volto “Rosacroce. Tu? Perché?” le chiese. Rosacroce lo guardò con disprezzo e disse “Bolvar non deve vivere! Tutti dovete morire, tutti! Il mio padrone vi ucciderà!” Kafziel era furioso “Basta così. Uccidiamola.” Era pronto a colpire, ma Malii lo fermò. “No. Ci sono cose ben peggiori della morte ed è questo che si merita. La porteremo al campo, verrà interrogata e poi marcirà nelle segrete delle custodi sulle Isole Dispere, dove la disperazione e l'agonia sono eterne.” Disse Malii, guardandola fissa negli occhi. “Maledetti! Maledetti tutti!” gridò Rosacroce mentre veniva portata via dalle druide verso l'accampamento dell'alleanza.
Malii e il resto del gruppo raggiunsero in serata il passaggio per la cittadella, entrarono nel castello e raggiunsero la stanza di Bolvar, in cui trascorsero la notte. Bolvar accese il camino e chiese a Talatha di creare una cupola di oscurità, in modo che nessuno si accorgesse della loro presenza. Malii si svegliò, pensando di essere il primo. Il sole non era ancora sorto, ma vide Bolvar accanto alla finestra. La vista era notevole, guardando a nord si poteva intravedere la valle della Corona di Ghiaccio e le centinaia di tende, a sud la terra di Dracaombra con la sua torre dei draghi. Bolvar parlò. “C'è un portale in cima alla Torre, nella stanza del trono. Quando sarà pronto dovremo varcarlo e ci troveremo nelle Terre Tetre. Prima che gli eserciti possano varcare il portale dovremo ricomporre la maschera” Si voltò a guardare Malii e continuò “Solo voi cavalieri della morte potete ricostruirla.” Per tutto il giorno, Talatha si dedicò a schermare con la magia il passaggio che dalla torre principale portava all'entrata della cittadella. “E’ tutto pronto” disse rivolta a Malii. “Bene, comunica al campo che è ora di avvanzare.” Le rispose lui. Poco più tardi si sentirono squilli di trombe e suoni di corni, gli eserciti di Allenza e Orda si stavano muovendo.
La battaglia per Rocca della Corona di Ghiaccio stava per iniziare.
L'Isola delle Guardiane
Il tintinnio delle chiavi accompagnava la guardia mentre scendeva verso le segrete della prigione. L’uomo era seguito da un elfo della notte, il volto nascosto da un mantello e un cappuccio. Anche se le scale sembravano non avere fine, le urla di dolore e di disperazione dei condannati riempivano i corridoi che a ogni piano parevano estendersi sempre più in lungo: “Siamo arrivati?” chiese l'elfo, che cominciava a spazientirsi. In tutta risposta, la guardia annuì con un breve cenno della testa. Si fermarono davanti a una cella. “Aprila” Ordinò l’elfo oscuro e prontamente la guardia obbedì. In un angolo, rannicchiata su se stessa e incatenata al muro, giaceva Rosacroce: il suo sguardo era perso e i suoi occhi fissavano una feritoia da dove entrava una lieve luce. Li posò sull'elfo solo quando questi le si avvicinò. “Poni fine alle mie sofferenze... ti prego, uccidimi!” implorò con un filo di voce Rosacroce. L'elfo fece calare dietro le spalle il cappuccio: “Mi riconosci? GUARDAMI!” urlò. Rosacroce sussultò e i suoi occhi si riempirono di lacrime “uccidimi...ti prego” sussurrò nuovamente. “Ucciderti? Non ci penso neanche. Ti meriti di marcire per il resto della tua squallida vita. Presto i tuoi compagni ti raggiungeranno, li abbiamo presi tutti.” Rispose l'elfo, il suo sguardo era pieno di odio, “rimarrete rinchiusi in queste celle fino alla fine dei vostri giorni: questa e la vostra condanna.” Aggiunse, poi si girò e si diresse verso l'uscita della cella. Rosacroce urlò disperata, supplicandolo di mettere fine alla sua vita, la preghiera restò inascoltata e la porta della cella si chiuse dietro all’elfo. Ad attenderlo fuori dalla prigione c'era un Drago ala fatua di cobalto. Il drago si abbassò, permettendo a Silente di salire, poi con un balzo spiccò il volo, sorvolarono l'isola delle Guardiane dove si trovava la prigione. “Vola, amico mio, verso Nordania. I nostri amici ci aspettano” il Drago volo più in alto scomparendo fra le nuvole.
Il Passaggio Oscuro
La battaglia nella cittadella di ghiaccio infuriava, Orda e Alleanza avevano aperto un varco tra le file di non morti inoltrandosi sempre di più verso il castello. Dal cielo in frantumi arrivavano nuovi nemici che rendevano la conquista della cittadella più difficoltosa, ma la forza e il coraggio di Orda e Alleanza erano inarrestabili e nulla li avrebbe fermati. Bolvar, dall'alto della torre di ghiaccio, preparava, insieme ad alcuni cavalieri d'ebano, il rituale per aprire un varco tra i due mondi, mentre i maghi di Alleanza e Orda avevano aperto portali per far arrivare alcune gilde in cima alla torre. In mezzo al piazzale della torre furono disegnati due cerchi concentrici, tra i quali furono scritte frasi runiche, mentre altri quattro piccoli cerchi vennero posti nei punti cardinali, ogni cerchio possedeva una pietra con incisa un runa. Al centro del cerchio una colonna di luce saliva verso il cielo: all'interno custodiva i quattro frammenti del' elmo del re dei Linch. Dai portali dei maghi arrivarono alcune Gilde di Orda e Alleanza, anche i Law erano presenti. Bolvar si muoveva lentamente intorno al cerchio sussurrando parole in una lingua sconosciuta. “Cosa sta dicendo?” chiese Azran a Wild. “E' una lingua antica che io non conosco” rispose quest’ultimo, ma un elfo del sangue che conosceva la risposta si intromise nella conversazione: “Sta evocando un pozzo oscuro per permettere il passaggio fra i due mondi”. Wild lo guardò con sospetto, un elfo del sangue della fazione opposta parlava con lui. “Ora siamo tutti uguali contro questo nemico e contro Sylvanas” aggiunse l'elfo allontanandosi. “Maliimortacc avvicinati insieme ai tuoi guerrieri, dovrete prendere uno dei quattro frammenti dell'elmo e posizionarlo all'interno dei cerchi, non sarà un compito facile.” disse Bolvar. Malii si posizionò, insieme a tre dei suoi guerrieri, sui punti cardinali, erano tutti pronti a prendere i frammenti. Malii prese il primo frammento: una scossa attraversò il suo corpo, si sentì un boato e i non morti che combattevano nella cittadella si fermarono, come fecero anche i guerrieri di orda e alleanza, ma i non morti si diressero verso la torre come attratti e i loro occhi si fecero rossi di sangue, dal cielo arrivarono altre forze nemiche ad affiancarli. “Bisogna sbarrare la strada! Non devono raggiungere la torre!” Gridò Mantogrigio. Gli eserciti della coalizione si mossero e fecero una barriera che ostruiva l'ingresso alla torre. I frammenti furono posizionati con estrema fatica sui quattro cerchi, e Bolvar cominciò a pronunciare parole incomprensibili per i presenti: dal centro della stanza la colonna di luce svanì e, al suo posto, cominciò ad apparire un buco nero che si allargava sempre di più fino a raggiungere il bordo del cerchio. “Resistete!” urlava Mantogrigio, sembrava che i non morti avessero la meglio aiutati dalle forze oscure. Quando tutto ormai sembrava perduto, dal cielo apparvero le navi volanti dell'orda e dell’alleanza che cominciarono a bombardare i non morti. Squilli di tromba si udirono e apparvero in lontananza le forze di Kultiras e Teltrassil, guidati Malfurion Gran tempesta e Katherine Marefiero: i non morti e le forze oscure furono presto accerchiate e sgominate. Sul campo di battaglia una distesa di morti e feriti della coalizione si estendeva per tutta la cittadella, Mantogrigio si rivolse alle due fazioni: “Oggi Orda e Alleanza, unite, hanno sconfitto il male! Ma la guerra per Azeroth non è finita…UNITI VINCEREMO!”. Alleanza e Orda festeggiarono insieme. “Il portale è aperto: vi entreranno per primi i cavalieri d'ebano e i cavalieri della morte; sono gli unici che possono sopravvivere in quel mondo. Quando avranno trovato una zona sicura allora apriranno i portali per far arrivare anche le forze unificate.” Disse Bolvar. Malii guardò i suoi uomini e il resto della gilda, si voltò verso l'enorme buco nero e senza esitare si gettò dentro. I cavalieri della morte lo seguirono insieme ai cavalieri d'ebano. “Ma se gli facevamo un portalino dello stregone non era meglio?” Chiese ShadowBofy. Wild Guardò Randals che capì al volo e tramutò in pecora ShadowBofy. “Sarà una attesa lunga, ma confido nei vostri uomini” disse Bolvar, rivolgendosi a Wild. Ritornati al campo, i Law si prepararono, in attesa di attraversare i portali che sarebbero apparsi quando Malii avesse trovato una zona sicura nell'altro mondo. “Un drago in avvicinamento!” gridò un soldato che era di guardia “indossa i colori dei Law” aggiunse. Wild, Azran e altri ufficiali corsero sul piazzale dove stava atterrando il drago. “SILENTE!” grido Azran. Poi, correndogli incontro, inciampò in una pietra, cadde dentro una pozzanghera di fango e si sporcò l'uniforme: “Ma porca mucca! L’avevo appena lavata!”. Silente ridendo disse “Sono felice di vederti... ma non ti avvicinare” e si avvio verso Wild, che lo salutò: “E' un piacere averti di nuovo fra noi. Radaghast come sta?” Il volto di silente si fece cupo “I curatori di Pandaria lo tengono in una sorta di coma. Resterà così fino a quando non troveranno una cura.” aggiunse “I traditori sono stati tutti catturati e rinchiusi nelle segrete della prigione sull'isola delle guardiane, marciranno nella sofferenza” lo sguardo di Silente fu attirato dal passare di Lablu, “chi è? Non l’ho mai vista prima nella nostra gilda” chiese “Non ricordi? è la druida che ci ha salvati da quel vile attacco.” rispose Wild. I due sguardi si incrociarono e il volto di Silente diventò sempre più rosso, “Ci sei? Sei ancora con noi?” gli chiese Wild, non senza un velo di ironia, ma Silente ormai era perso nell'azzurro degli occhi di Lablu. Wild scosse la testa e ridacchiando disse “lo abbiamo perso”. Silente camminò verso la sua tenda continuando a guardare Lablu e non rendendosi conto che dove passava rovesciava ogni cosa.
La Fauce
Un luogo funesto e di dolore dove le anime dei dannati vagano in eterno. L'arrivo dei Cavalieri della morte e dei Cavalieri d'ebano colse di sorpresa le forze oscure che cercarono di contrastare l'invasione “NON FERMATEVI! TROVIAMO UN LUOGO SICURO!”grido Malii, mentre avanzavano verso una distesa di rocce e resti di quello che sembrava essere un'antica roccaforte ormai distrutta.“Dividiamoci e Cerchiamo i prigionieri” aggiunse Malii. I Cavalieri d'ebano si diressero a nord mentre i Cavalieri della morte a sud. Kafziel sembrava turbato: “Che hai?” gli chiese Malii. “Qualcosa non và, qui dovrebbero risiedere solo le anime che in vita hanno fatto del male. Ma vedo anime pure einnocenti che stanno soffrendo. Non è il loro luogo questo...cosa sta succedendo?” disse sconvolto Kafziel rivolgendosi a Malii, che gli rispose con un semplice “Calmati e rimani concentrato”. “Li sento soffrire... le loro urla sono strazianti!” disse, tremando, Kafziel, che sembrava in preda al panico. Si inginocchiò e, tenendo le mani sulle orecchie per attenuare il le urla strazianti che sentiva, gridò “Basta!!!” Si alzò e corse via: inutile fu il tentativo di Malii di fermarlo, le sue urla si unirono alle altre, la sua sagoma svanì perdendosi nella desolazione della fauce. La ricerca dei prigionieri e trovare un posto sicuro nella fauce sembrava impossibile, “Segui la mia voce… segui la mia voce…” il sussurro risuonò nella testa di Malii “Jaina. questa è la voce di Jaina.” Si voltò verso i suoi compagni e gridò “SEGUITEMI TUTTI! PRESTO!” Malii corse in direzione della voce che lo guidava verso un luogo sicuro. Dopo breve tempo, si trovarono davanti a una grotta, all'entrata apparve una sagoma: era Jaina “Presto entrate, qui siete al sicuro”. All'interno della grotta trovarono Marefiero, Thrall, Baine e Anduin “Siete vivi e liberi!” Esclamò Malii “grazie alla forza dei cavalieri d'ebano che ci hanno liberati da questa prigione” gli rispose Anduin e aggiunse “Quando ero prigioniero ho sentito parlare di una via che porta fuori dalla fauce, ma solo gli spiriti che risiedono qui da molto tempo sanno dove si trova. Ne abbiamo catturato uno e Darion Mograin lo sta interrogando. Solo i Cavalieri D'Ebano hanno il potere per farli parlare”. Darion Mograin usò tutto il suo sapere per far parlare lo spirito e ciò che ottenne fu: “Pietra, Passaggio, Distrutta, non si fugge dalla fauce”. “Ho visto una pietra particolare mentre fuggivamo, non è tanto distante da qui” disse Jaina “ma dobbiamo prima attraversare la pianura dove le armate della Fauce risiedono” aggiunse Thrall. “Posso fare una magia di invisibilità, ma dovrete rimanere tutti vicino o ci scopriranno” disse Jaina. Tutti si riunirono vicino e Jaina attivò uno scudo magico di invisibilità, camminarono lungo una costa ciò che videro era preoccupante: un esercito numerosissimo e composto da esseri mostruosi enormi e da armature senza volto di esseri volanti simili a esseri umani “Fermi!” disse Jaina: un occhio volteggiava sopra le loro teste “è l'unico che può vederci, non muovetevi.” Aggiunse. L'occhio sembrava dirigersi proprio verso di loro, ma fortunatamente cambiò direzione come se qualcosa lo avesse attirato. Si incamminarono e, passando in mezzo all'esercito, raggiunsero la pietra. “Guardate lassù!” disse un Cavaliere della morte: sopra a una roccia in cima a una montagna apparve un essere gigante. “Lui è il Carceriere, dominatore della Fauce” disse Baine “Un essere mostruoso cui piace far soffrire e torturare le anime che risiedono qui” aggiunse. Accanto al carceriere apparve una sagoma di donna. “Sylvanas” sussurrò Anduin. Si avvicinarono alla pietra, provarono con la magia, ma nulla. Malii si avvicinò per osservare meglio la pietra e poggiandoci sopra una mano questa reagi e si illuminò. “Reagisce a Malii” disse Jaina “Concentrati sulla pietra Malii, libera la mente” Mali lo fece, ma questo attirò lo sguardo del carceriere, l'esercito si mosse verso la pietra, “Li tratterremo noi, rimani concentrato” disse Anduin. Mentre Malii si concentrava, la pietra si illuminò completamente e aprì un varco nel centro della pietra stessa. “Il passaggio è aperto!” Grido Malii “Presto! entrate tutti!” Gli uomini di Malii e i cavalieri d'ebano entrarono. Malii si voltò e vide che Jaina, Baine e Thrall erano stati incatenati: fece per correre a liberarli, ma Anduin gridò “Entra nel varco va’ via!” Le forze del carceriere si stavano avvicinando. Con un ultimo sforzo, prima di essere incatenato, Anduin creò una cupola magica fatta di luce che permise a Malii di passare senza essere catturato. “Torneremo a liberarvi!” gridò Malii. Il varco si chiuse dietro di lui.
Oribos
All’uscita dal portale, Malii e i suoi uomini si ritrovarono davanti delle guardie: non sembravano minacciose, anzi, sembrava che li stessero aspettando. Una guardia dall’aspetto imponente si rivolse a Malii: “Seguici. L’Onorevole Voce ti attende. I tuoi cavalieri aspetteranno qui” gli disse. Malii li segui senza fare storie, si guardò attorno e potè constatare che si trovava in una città costruita sviluppata in altezza e costituita da più piani sovrapposti, come una torre. Le guardie condussero Malii davanti all’Onorevole Voce, un’anima che indossava una veste elegante, il suo volto era coperto da una maschera che lasciava intravedere un viso luminoso, ma indefinibile. “Il mio nome è Tal-Inara, sono l’Onorevole Voce. Per innumerevoli eoni le Terre Tetre hanno vissuto in perfetto ordine. Vite ultraterrene di cui Oribos, la Città Eterna, è il radioso fulcro. Ogni anima mortale giungeva di fronte all’Arbiter ed ella, nella sua saggezza, apprendeva tutto ciò che le aveva plasmate in vita. Con questa conoscenza destinava ogni anima al meritato aldilà che le aspettava. Finchè un giorno l’Arbiter cadde in un sonno profondo. In quel momento funesto, il nostro perfetto ordine fu infranto. E così, a ogni anima, crudele o gentile che sia, viene negato il giusto aldilà… e ciascuna di esse è condannata all’inevitabile tormento della Fauce.” L’Onorevole Voce condusse Malii davanti a una mappa dove erano rappresentati i quattro Aldilà. “Questa mappa ti mostra i quattro aldilà, dove le anime venivano assegnate. Essi sono Maldraxxus, Selvarden, Revendreth e Il Bastione… e sotto di essi vi è la Fauce. Il portale che si è aperto a Oribos è un portale antico. Fu distrutto dopo che il Primus ebbe relegato Zoval nella Fauce. Come è possibile che si sia riattivato?” Chiese l’Onorevole Voce. Malii, in risposta, raccontò quanto era successo su Azeroth, il viaggio attraverso il portale oscuro, la vista del Carceriere, il ritrovamento della pietra Runica e come si era attivata con l’aiuto dei suoi amici. “Si sono sacrificati per permettermi di salvare me stesso e i miei uomini, sono stati catturati, devo tornare giù a liberarli” disse Malii “Ma siamo troppo pochi per affrontare le forze del Carceriere. Quindi chiedo a voi, Onorevole Voce, di aprire un portale che possa permettere l’arrivo di Bolvar Domadraghi, custode della Cittadella di Ghiaccio.” Aggiunse. Tal-Inara si consultò con altri Sovraintendenti e dopo un breve tempo acconsentì. Malii aprì un portale per i Cavalieri della Morte e da questo uscì Bolvar, insieme ad altri cavalieri. Bolvar si presentò all’Onorevole Voce, spiegò l’imminente pericolo per Azeroth e per le Terre Tetre e sottolineò come fosse necessario fermare il Carceriere, perchè il suo scopo era sottomettere tutti i mondi a una dannazione eterna. Chiese anche che i Maghi di Alleanza e Orda potessero aprire i portali per far arrivare le armate affinchè potessero combattere contro le forze del Carceriere. “Vi concedo l’apertura dei portali e sarete ospiti a Oribos, ma dovrete avere anche l’aiuto delle Congreghe se volete sconfiggere il Carceriere. Adesso riposatevi, ne parleremo più tardi” disse Tal-Inara ritirandosi nei suoi alloggi. I maghi si posizionarono appena fuori della città-torre, su uno dei grandi terrazzi, e aprirono i portali: ben presto a Oribos arrivarono le forze di Alleanza e Orda, insieme alle Gilde. Malii corse incontro a Wild che insieme a tutta la gilda aveva appena varcato il portale. “WoW che posto è questo?” disse La Blu guardandosi attorno e ammirando gli abiti degli abitanti. “Questa è Oribos. Può sembrare strana, ma è come in ogni altra città. C’è tutto: negozi, parrucchieri, tavern…” Il sovraintendente non fece a tempo a finire la frase che le ragazze della gilda corsero subito gridando “Shopping!”. Wild sorrise e, abbracciando Malii, disse “Vieni Malii, andiamo a bere qualcosa, così mi racconti tutto.” I due si diressero verso una taverna lì vicino. Malii raccontò tutto quello che accadde nella Fauce ed era evidente il suo rammarico di non aver potuto salvare dalla cattura Anduin, Jaina, Baine e Thrall “Devo trovarli, non mi darò pace finchè non li avrò liberati.” disse con rabbia. “Li troveremo, e li libereremo dall’inferno della Fauce” disse Wild. I due parlarono a lungo della situazione attuale e di come affrontare il Carceriere, si alzarono dal loro tavolo e si diressero verso il luogo della riunione.
Le Congreghe
Quella sera, Tal-Inara riunì le Gilde e spiegò cosa fossero le Terre Tetre: “Le anime venivano esaminate dall’Arbiter, che le destinava a ogni Congrega per espiare i propri peccati o per gioire del meritato riposo eterno. Le Terre Tetre si dividono in quattro luoghi. Selvarden: un Aldilà per coloro che sono connessi maggiormente con la Natura. Custodito dai Silfi della Notte. Giganteschi alberi assorbono il prezioso Animum, l'essenza delle anime che scorre nelle Terretetre, per nutrire gli spiriti della natura che attendono di essere riportati nel ciclo vitale. Revendreth: è divisa in sette distretti, ognuno presidiato da un mietitore, un potente Venthyr. Esso ha il compito di incoraggiare le anime a pentirsi dei loro misfatti. A coloro che si sono rimessi sulla retta via viene data una scelta, rimanere e diventare un Venthyr o tornare a Oribos per affrontare un’altra vita nell’aldilà. Coloro che non raggiungono la redenzione vengono esiliati nella Fauce. Il Bastione: dimora dei nobili Kyrian. Il loro compito è guidare le anime dei morti verso Oribos, per essere giudicati dall’Arbiter. I nuovi arrivi al Bastione diventano Aspiranti Kyrian, esseri senz'ali che si addestrano per eoni in attesa di ottenere le proprie ali e unirsi ai ranghi degli Ascesi. Maldraxxus: luogo di nascita della magia dei necromanti. Chi governa la morte può arruolare legioni di anime ambiziose in implacabili armate di non morti. Ora dovrete trovare l’appoggio di queste congreghe per sconfiggere il Carceriere, io vi aprirò i portali per ognuna di esse.” Concluse Tal-Inara. Le Gilde prepararono i propri ufficiali e Diplomatici e si prestarono a raggiungere i portali, anche i LAW inviarono i loro. “Malii, tu andrai a Maldraxxus” disse Wild. “No, mio Signore. Io andrò alla ricerca di Anduin, Jaina, Baine e Thrall, non posso lasciarli in mano al Carceriere” rispose Malii, Wild rimase un attimo pensieroso, ma poi disse “Va bene, ma prima dobbiamo scoprire dove sono tenuti prigionieri”. “Sicuramente sono tenuti prigionieri a Torgast, la torre dove vengono imprigionate le anime più malvage dell’universo” disse una voce dietro di loro. Si voltarono e videro che era il sovraintendente “C’è un unico modo per entrarvi: parlare con Ve'nari. Ella è un'Alienatrice che si aggira per la Fauce, sempre alla ricerca di tesori perduti. Solo lei sa come entrare a Torgast… ditele che vi ho mandato io.” “Ok, ma come arriviamo nella Fauce?” chiese Malii. “Semplice, basta gettarsi dal centro della torre e vi ritroverete nella Fauce” rispose il sovraintendente “Non vi preoccupate non morirete, atterrerete senza danni… forse.” Aggiunse allontanandosi. Mentre Wild e Malii studiavano chi portarsi dietro, giunsero La Blu, Silente, Azaran e Randals e altri componenti della Gilda. Tutti con pacchetti vari e con i volti sodisfatti per gli acquisti fatti. “Wow, questo posto è fantastico!” disse La Blu, brandendo un boccale di birra con la mano destra e con la sinistra una Pagnotta riempita di ogni specie di cibo, cosa che rendeva il suo aspetto simile a un guidatore di Yak delle terre di Pandaria. Dietro di lei, Silente portava pacchetti e sacchetti di ogni genere di vestiario, tanto da camminare male, come sotto un peso notevole. Silente, cercando di trovare un tavolo dove posare il tutto e passando davanti a Wild disse sospirando “Ma non la trovi carina?”. Wild si posò la mano sulla fronte, scuotendo la testa. I Law discussero per chi doveva scendere nella fauce: tutti volevano aiutare Malii alla ricerca di Anduin, Jaina, Baine e Thrall. “Bene, scenderemo tutti nella Fauce e cercheremo questo Ve'nari.” disse Wild, avviandosi verso il centro della torre. I Gildani erano intorno alla voragine al centro di Oribos, pronti a saltare giù. “Non sarebbe meglio un port…” Shadobofy si interruppe subito guardando Randals che era pronto a tramutarlo in pecora. Azran si avvicinò con cautela alla voragine “uhm…è un po' altino, quasi quasi rimango qui…” non fece a tempo a girarsi che si trovò sospeso nel vuoto “MA PORCA MUCAAA” la sua voce si perse nella voragine, tutti si gettarono pronti per una nuova avventura.
VE'NARI
Il gruppo si ritrovò nella grotta vicino alla pietra del teletrasporto. “Di nuovo nella Fauce, forza cerchiamo questa Ve'nari.” disse Wild “Dividiamoci in gruppi, ci ritroveremo qui fra cinque ore.” I gruppi si avviarono alla ricerca di questo essere misterioso. Malii insieme a Romy, Gianpierone, Incipit e Moryarti si diressero a sud: lungo il cammino si imbatterono nelle guardie del Carceriere, che affrontarono e sconfissero. La ricerca non stava dando i frutti sperati, di Ve'nari non vi era nessuna traccia e il gruppo cominciava a essere stanco. “Facciamo un pausa” disse Romy “ho visto una grotta più avanti, rifugiamoci lì, ci rifocilliamo e ripartiamo” aggiunse incamminandosi nella direzione della grotta. Entrarono, si riposarono e mangiarono qualcosa. La grotta non era umida e lugubre, al contrario, era accogliente e illuminata da gemme di vari colori . Un rumore assordante interruppe il riposo del gruppo: balzarono tutti in piedi pronti allo scontro. Davanti a loro si palesò un enorme essere simile a un minotauro, il suo corpo era di fuoco, rivestito da un’armatura irta di guglie, nelle mani brandiva un’enorme ascia. Lo scontro fu cruento, Romy attirava la sua attenzione mentre gli altri cercavano, colpendolo, di sfiancarlo, ma sembrava non cedere. Malii e i suoi amici erano allo stremo. Sembrava tutto perduto, l'enorme essere si scagliò contro Giampierone, ormai stanco e privo di forze: il suo destino sembrava segnato, i suoi occhi si chiusero aspettando il colpo che lo avrebbe ucciso , ma il mostro si fermò: il suo petto si spaccò in due, trafitto da una lama ricurva. Malii ne approfittò subito e con un balzo lo colpì con le sue spade sul collo, staccandogli la testa dal corpo. Il corpo del mostro cadde, il tonfo fece tremare la grotta. La lama ricurva che era conficcata nella sua schiena venne estratta con eleganza da una figura esile che si voltò verso Malii “Queste grotte sono la dimora dei mostri, non è saggio soggiornarvi. Il mio nome è Fedeleame.” Disse l'illidari “Ciao! Io sono Giampierone e tu mi hai appena salvato la vita” sbucando da dietro a Romy, Giampierone si presentò a Fedeleame “Te ne sarò eternamente grato” aggiunse. “E’ ora di rientrare” disse Malii, guardando l'illidari “Vuoi unirti a noi?” Sperando che Fedeleame accettasse, “Certo, perchè no.” Rispose lei. Il gruppo si avviò verso il punto di incontro con gli altri. Durante il viaggio Malii non staccò gli occhi da Fedeleame: stava succedendo qualcosa in lui, il suo cuore freddo si stava scaldando. Si ritrovarono tutti nella grotta, alcuni membri della gilda erano malconci, altri stanchi e provati, tutti avevano avuto scontri con le forze del Carceriere. “Nulla, nessuna traccia di questo Ve'nari” Disse LaBlu. Una brezza gelida attraverso la grotta e i membri della gilda udirono una voce: “Chi mi cerca? Cosa volete da Ve'nari?” Un essere simile al sovraintendente di Oribos apparve dietro al gruppo, aveva un’armatura particolare che costudiva uno spirito. “Dunque mi cercavate, avete da offrirmi qualche oggetto particolare? Esempio le vostre armature cosi strane... interessanti direi.” Ve'nari si aggirava attorno ad ogni membro del gruppo, incuriosito dall'aspetto di tutti. “Puoi indicarci l'entrata per Torgast?” Chiese Wild, infastidito dal fatto che Ve'nari gli gironzolasse attorno. Ve'nari si fermò di colpo “Torgast?! Ma voi siete pazzi! Sapete cosè? Sapete che è ricca di corridoi e ogni corridoio ha altri corridoi, tutti ricchi di stanze piene di guardie, mostri, esseri alati e soprattutto pieno di rattafauci, topi carnivori, schifosissimi rattafauci, li odio. Torgast è la prigione dei dannati e anche la dimora di Zoval che voi chiamate il Caceriere. Cosa Cercate a Torgast?” Wild rispose “I nostri amici sono stati fatti prigionieri e vogliamo liberarli. Ci farai da guida?“ estrasse dalla sacca un oggetto che attirò l'attenzione di Ve'nari, “E' una reliquia del nostro mondo... molto rara” aggiunse Wild, nascondendo la reliquia alla vista di Va'nari “Vedere… vedere… sono molto interessato” ebbe un fremito per la curiosità “Se mi donerai quella reliquia, io vi aprirò un portale per l'entrata di Torgas. Ma non vi accompagnerò! Ne ho abbastanza di quel posto!” Wild donò la relquia a Ve'nari, che tutto eccitato la guardava “Vi aspetterò qua, se trovate qualche oggetto particolare, portatemelo... Faremo degli ottimi affari” Detto questo aprì il portale “rimarrà sempre aperto, non vi preoccupate… non vi scopriranno fino a che sarete all'entrata...” Ve'nari svanì. “Dividiamoci in gruppi e troviamo i nostri Amici” disse Wild “ci ritroveremo a Oribos, Buona Fortuna.” I LAW varcarono il portale.
TORGAST
Davanti alla Gilda si presentava un enorme ingresso, una torre circolare con moltissimi piani, ai lati due scale che portavano a un piano rialzato e su questo piano non vi erano altre scale che portassero ai piani superiori, bensì 9 portali. Un’aria gelida fece tremare tutti i membri del gruppo e davanti a loro apparve Ve'nari: “Sono entrato per avvisarvi che ogni portale porta a un corridoio dove le anime vengono tenute prigioniere e torturate. Alla fine del corridoio c'è un altro portale che vi darà accesso a un altro corridoio, per ogni portale che vedete qui vi sono 5 piani, quindi cinque corridoi sorvegliati dalle forze del carceriere, e a ogni fine di corridoio un portale con a guardia un eletto del carceriere. I vostri amici sicuramente saranno custoditi nell’ultima sala dei corridoi dove uno dei Generali farà personalmente la guardia. E’ ovvio che chi cercate non sarà rinchiuso insieme agli altri.” Mentre Ve'nari svaniva aggiunse “Se trovate qualcosa di interessante portatemelo… faremo ottimi affari”. Wild si guardò attorno, le lunghe battaglie avevano messo a dura prova le forze della gilda. “Dobbiamo dividerci in gruppi, ogni gruppo sarà composto da 5 membri della gilda e da alcuni Cavalieri d’argento e Cavalieri della morte, dobbiamo trovare e liberare i nostri amici.” disse Wild. I gruppi si formarono velocemente, si guardarono e scherzarono fra di loro pur sapendo che alcuni di loro non sarebbero più tornati. Wild chiamò a raccolta i vari gruppi e disse loro: “Oggi siamo chiamati a difendere il nostro mondo, ognuno di noi farà la sua parte. Troviamo i nostri amici e riportiamoli a casa…che la buona sorte sia con voi, ci ritroveremo a Oribos. Ora andate” I gruppi si diressero verso i portali, prima di entrare si guardarono per l’ultima volta poi, armi in pugno, entrarono. A Oribos il tempo sembrava fermarsi. Wild era silenzioso e guardava continuamente il portale che dalla fauce porta alla città torre. Tal-Inara si avvicinò a Wild “ Porto brutte notizie” disse guardando la mappa sul tavolo, che rappresentava le terre delle 4 congreghe e, indicandole una alla volta, aggiunse “ A Maldraxxus è in corso la guerra interna tra baroni che si sono alleati con il carceriere e i fedeli del Primus. A Selvarden le forze del carceriere assediano le foreste e la Regina, al Bastione Devos con i suoi seguaci che si fanno chiamare Gli Indegni hanno attaccato forte Elisio e l’Arconte è stato ferito. Ma il peggio è che Denathrius ha convogliato tutte le scorte di Animum verso la fauce, che si sta espandendo sempre di più, e si è rinchiuso nel suo castello che adesso e assediato dal Principe Renathal, ma le sue forze non riescono a sfondare il portone del castello essendo numericamente inferiori. La situazione è grave, il Carceriere si rafforza sempre più. Temo che presto anche Oribos verrà attaccata.” “Abbiamo bisogno di più forze” disse Wild, ”E più forze avrai” Wild si girò di scatto. Malfurion aveva passato il portale che dalla torre della cittadella di ghiaccio portava a Oribos, portando con se i rinforzi, le forze di Kul’tiras, Teltrassil, Zandalar. “ Le forze dell’Alleanza e dell'Orda, unite, difenderanno Oribos e andranno in aiuto al Principe Renathal“ aggiunse Cenarius abbracciando Wild. Il portale della fauce si illuminò e uscirono alcuni Cavalieri della morte insieme a Malii e Jaina. Malii, stanco e ferito, si sedette sui gradini della sala delle terre. I guaritori corsero subito a curare i feriti. Jaina si guardò attorno e disse: “Thrall, Baine e Anduin dove sono? ” non vedendoli aggiunse, con tono disperato, “dobbiamo tornare giù.” e corse verso il portale da dove uscirono altri membri della gilda con Thrall e Baine. In testa a loro La Blu. “Anduin! dov'è Anduin?” gridò Jaina, La Blu la fermò “Abbiamo cercato ovunque ma di Anduin nessun segno” poi, guardando Malii seduto intento a farsi curare le ferite, aggiunse “ Eravamo quasi in cima a uno dei corridoi, da dentro una sala abbiamo sentito due voci, una era di Sylvanas e l’altra del Carceriere. Parlavano di uno strumento che il Carceriere aveva soggiogato alla sua volontà e che avrebbe portato loro i sigilli delle congreghe.” Tal-Inara preoccupato disse “I sigilli sono custoditi dai Primi. Se dovessero cadere in mano al Carceriere sarebbe la nostra fine.” Wild si guardò attorno e vide i suoi Gildani stanchi, molti di loro erano feriti anche gravemente. Girandosi verso La Blu capì che molti non avrebbero fatto ritorno.
CASTELLO DI NATHRIA
L’assedio al castello di Denathrius fu lungo e massacrante. Le forze del Principe Renathal, ormai allo stremo, sembravano arrendersi. A Oribos, i LAW si stavano riprendendo dalle ferite; il morale era decisamente basso, molti dei Gildani avevano perso la vita a Torgast e le speranze che dal portale potessero uscire altri membri della Gilda erano più che scarse. Bolvar Domadraghi convocò Wild nella sua stanza. “Dobbiamo entrare nel castello di Nathria e porre fine al dominio di Denathrius, mi servono i tuoi uomini.” Wild guardò la mappa di Revendreth “Ho perso molti amici, uomini e donne, guerrieri instancabili, i volti e i nomi di ognuno di loro sono impressi nella mia mente, ma so che se fossero qui affilerebbero le loro armi, tenderebbero le corde dei loro archi e preparerebbero le loro più potenti magie, pronti ad affrontare il nemico.” Lo sguardo di Wild si incupì, i ricordi si fecero largo nella sua mente: ogni singolo momento vissuto con i suoi compagni, le loro risate gioiose, le danze intorno al fuoco e gli scherzi. Erano sempre pronti a sacrificarsi per ogni componente della gilda in battaglia. “Partiremo fra due giorni e porremo fine al dominio di Denathrius.” Aggiunse, congedandosi da Bolvar. Mentre i Law si preparavano a partire per il castello di Nathria, il portale di Torgast si illuminò e ne uscirono Brizz, Azran, Romy, Randals e Fedeleame, dietro di loro c'era un vecchio alquanto stanco. Draka corse verso il vecchio e si inchinò “Mio signore, da lungo tempo vi stavamo cercando”. “Sono stato tratto in inganno da Zoval e rinchiuso a Torgast, privato del sigillo. Ne sono uscito solo grazie a questi eroi che mi hanno liberato.” disse il Primus. Azran chiese a Wild chi fosse l'uomo “Lui è il Primus signore di Maldraxxus” rispose Wild. Fedeleame si avvicinò a Malii a cui, vedendola, si illuminarono gli occhi. “Ho saputo che hai perso molti uomini a Torgast” disse Fedeleame, Malii la guardò “Si… ma la mia paura era non rivederti più” i due si guardarono e si abbracciarono. Romy guardò Azran e disse “mmm... fra quei due è nato l’amore” Azran li guardò “ Tu dici?” disse, mentre nel suo zaino qualcosa si muoveva. Romy lo guardò e aggiunse “che cavolo ti sei portato via da Torgast?” Azran estrasse dal suo zaino un minuscolo animale simile a un ratto. “UN RATTAFAUCE!” grido Brizz vedendolo, “Non è carino?! Dai, accarezzalo” disse Azran avvicinandolo, Brizz scappò via urlando. La mattina seguente, Bolvar radunò le gilde e comunicò loro i piani per contrastare le forze del carceriere. “Le truppe dell’alleanza andranno in soccorso di Selvarden e il Bastione, mentre le truppe dell’Orda andranno in aiuto di Maldraxxus e Revendreth. La gilda dei Law penetrerà nel castello di Denathrius. Preparatevi, apriremo i portali a breve.” Le truppe si prepararono per attraversare i portali. I LAW si riunirono e varcarono il portale che li trasportò davanti al castello di Nathria, dove furono accolti dalle truppe di Revendreth e da Renathal. Wild ordinò ai maghi della gilda di distruggere le protezioni magiche a difesa del portone delle mura perimetrali del castello e in breve tempo il portone crollò sotto i colpi di magia arcana di fuoco e di gelo. I soldati di Renathal penetrarono dentro le mura mentre i LAW entrarono dentro il castello. Salendo le scale si trovarono nella prima sala, ad attenderli, dall’alto di una terrazza, c'era Denathrius. “Poveri illusi, avete osato entrare nel mio castello. Qui troverete la morte. I miei generali vi distruggeranno!” Denathrius si girò e scomparve, davanti alla gilda apparve un Gargoyle enorme che li attaccò. Lo scontro fu cruento, ma i Law ebbero la meglio. I combattimenti si susseguirono per tutte le sale del castello, fino a raggiungere la torre dove dimora Denathrius. Una volta raggiunta l’entrata della sala, i Law si trovarono davanti i temutissimi generali Kaal e Grashaal. Wild dispose i Gildani nella posizione migliore per contrastare i micidiali attacchi dei due generali. I maghi con le loro magie rallentavano i movimenti di Kaal, mentre i guerrieri e gli arcieri si concentrarono su Grashaal. In breve tempo i due Generali caddero sconfitti, I LAW entrarono nella sala di Denathrius, “Siate maledetti!” Denathrius estrasse una spada: “Sire, posso tagliarli in due, affettarli, tagliuzzarli” era stata la spada a parlare; la sua voce era stridula e fastidiosa, e l'arma si muoveva come se fosse viva. “Calmati mia cara, avrai tutto il tempo per divertirti” disse Denathrius. La Gilda fu raggiunta da Renathal e i suoi soldati “Arrenditi, verrai giudicato per i tuoi misfatti” disse Renathal, che in tutta risposta ricevette una pernacchia dalla spada. Renathal, indispettito per l’offesa ricevuta, ordinò l’attacco: lo scontro fu duro, molti soldati di Renathal caddero, ma alla fine Denathrius rovinò a terra e prima di morire disse “Il Carceriere vi sterminerà tutti, gli ho donato il mio sigillo”. “Finalmente giustizia è fatta, Revendreth vi sarà eternamente grata” disse Renathal rivolgendosi a Wild. I LAW dopo la vittoria tornarono a Oribos,ad attenderli vi era Bolvar: “La voce delle vostre imprese e della vittoria sul Principe Denathrius si è sparsa per le Terre Tetre. Riposatevi, domani vi metterò al corrente di quello che sta succedendo.”
UNA NUOVA SPERANZA
Bolvar riunì intorno a un tavolo, nella sala centrale, i capi di Alleanza e Orda e mise al corrente Wild della situazione. Gli disse che il Principe Anduin, soggiogato dal Carceriere, aveva attaccato il Bastione insieme a Sylvanas, ferendo l’Arconte e privandolo del sigillo, mentre a Selvarden hanno portato via il sigillo dall’Albero Sacro dove era custodito . Il Primus disse “Adesso che Zoval ha quattro Sigilli, attaccherà Oribos per prendere l’ultimo sigillo custodito dall’Arbiter, non dobbiamo permetterlo.” Si avvicinò al tavolo Tal-Inara “Signori, porto buone notizie. A Maldraxxus le forze del Carceriere sono state sconfitte, al Bastione gli indegni hanno chiesto una tregua e udienza all’Arconte e a Revendreth, dopo la sconfitta di Denathrius, le casate si sono riappacificate e il principe Renathal ha forgiato un nuovo Sigillo. A Selvarden la Regina dell’inverno ha sconfitto i ribelli riportando la pace nei boschi: cosi facendo, il Grande Albero ha forgiato un nuovo sigillo. Ora sia convocata nella sala dell’Arbiter la riunione dei Primus.” Wild chiese a Bolvar se fossero invitati anche loro, “Non è possibile per i mortali partecipare alla Riunione” rispose Bolvar. Il Primus e Tal-Inara varcarono un piccolo portale che li portò nella sala dell’Arbiter. Nella sala vi erano sei piedistalli intorno a una piattaforma, dietro a ogni piedistallo c'era uno stelo che indicava il sigillo di ogni congrega. Il tutto era sospeso fra le nuvole in un silenzio di pace. l’Arbiter era sul suo piedistallo, perso in un sonno profondo. Dietro a lui, lo stelo con il simbolo del suo sigillo. Su ogni piedistallo Apparvero i Primi: la Regina d’inverno, il Principe Renathal, il Primus, l’Arconte. Tal-Inara prese la parola “Colui che in questa sala non è presente come Primus è colui che oggi vuole distruggere ciò che per eoni è stato fatto. Solo la riunificazione delle congreghe e dei Primus potranno fermarlo.” L’Arconte disse “Oggi Indegni e Kirian si sono riappacificati e insieme hanno forgiato il nuovo sigillo della congrega e sono pronti a combattere uniti”. “Io Primus di Maldraxxus forgerò il sigillo della mia congrega, ma adesso dobbiamo impedire a Zoval di arrivare a Oribos e prendere il sigillo dell’Arbiter.” Tal-Inara riprese la parola “Per cercare di fermare Zoval dovremmo attaccarlo adesso, so che sta spostando le sue armate verso una zona delle Terre tetre, l'antico luogo dove è nato tutto. Questo luogo si chiama Korthia” continuò “ vi è un antico portale di cui solo una persona conosce l’esatta ubicazione: Ve'nari . “Bene, inviamo i nostri eroi, troviamo questo Ve'nari e facciamoci portare sul luogo dell portale” disse la Regina d’Inverno. I primi si congedarono, Tal-Inara tornò nella sala delle mappe a Oribos, convocò Bolvar e gli spiegò la decisione dei Primi. “Ho gli uomini giusti che già conoscono Ve’nari” disse Bolvar “Li invierò immediatamente”.